giovedì 17 novembre 2011

Professione Archistar: Intervista esclusiva a Renzo Costa


Per uno che comincia la propria attività nel mondo delle costruzioni aerospaziali, non si può che parlare di una carriera che decolla sotto i migliori auspici.
Ed in effetti di strada, Renzo Costa ne ha fatta, se nel giro di pochi anni dal suo esordio come architetto ha ricevuto premi e riconoscimenti che lo hanno condotto in giro per i quattro angoli della Terra: dal Brasile, all'Uruguay finanche al Sudan la strada è davvero breve, ed ogni volta, si tutte le esperienze, Costa si porta qualcosa di nuovo che costantemente riaggiorna amalgamando sapientemente il gusto italiano che determina in maniera costante le sue costruzioni, e che ogni volta dimostra di essere la carta vincente.
Siamo andati a vedere il suo curriculum e siamo stati colpiti immediatamente da un termine. Si dice, in una pubblicazione, che lei è sostenitore dell' "architettura del movimento". Di cosa si tratta?
Da anni sostengo l’Architettura del Movimento, “un’Architettura” che trasforma le architetture disegnate con grazia, o le Architetture Totalitarie dei cubi di vetro in un insieme di piani e membrature che vibrano. I confini vengono ripensati, sfidando la staticità delle forme e dei volumi attraverso un ripensamento degli stessi, sovvertendo i limiti tra esterno e interno, vibrando nella torsione della materia. Slittamenti tangenziali, enfatizzazione dei punti di fuga, taglio ardito di certe prospettive sono gli elementi fondamentali costituenti la base del progetto. L’apparente movimento delle membrature in corrispondenza dell’aggirarsi in un edificio, così progettato, trova il suo riferimento nell’ archetipo della danza. Con l’Architettura del Movimento, cerco di spiegare come, degli oggetti che per loro natura sono immobili, possano essere percepiti in tensione e in movimento, in maniera subliminale, per inquadrature.

Qual è stato il progetto che ha segnato una svolta artistica nella sua carriera di architetto?
La mia storia professionale viene da molto lontano, a parte la predisposizione naturale e la passione per questo lavoro, la professione è fatta di tante esperienze che bisogna accumulare senza farle scivolare via. Parlerei piuttosto di quando un opera realizzata, in un momento “fortunato” fa sì che da “trasparenti” si inzia ad essere identificati e richiesti, ma questo non accade mai per caso, è il frutto di tanta costanza e sacrificio, e guai a non averla. Penso che la realizzazione dell’UNA Hotel Malpensa sia il vero punto di svolta. Ad ispirare quel progetto fu il concetto di dinamismo, esplicitato ancora una volta dall'architettura del movimento , e declinato in ogni spazio dell'albergo attraverso un forte richiamo a ciò che più di ogni altra cosa è in modo perpetuo, il mare con le sue onde infinite, i suoi vasti spazi ed il concetto stesso del viaggio ( non ci si deve scordare che Malpensa è un nodo di scambio fondamentale per i viaggiatori di tutto il mondo), e l'emozione e l'avventura derivata da questo. Sono ben undici piani, avvolti da due grandi vele argentate, asimmetriche e contrapposte con una lama rossa che taglia in diagonale l'intera struttura: ciò mi pare doni ancora più dinamismo a tutta la struttura. La pianta dell'edificio è a forma di pesce, richiama il mare ed il suo movimento.


Lei ha “vestito” per così dire di nuovi panni l’hotel Hilton di Roma. Da quale idea ha attinto per restituire un concept differente al prestigioso albergo?
Sono tre i punti essenziali che caratterizzano fortemente il mio progetto architettonico : la realizzazione di un nuovo ingresso esterno al centro congressi, con una nuova viabilità di accesso e soprattutto con un’altra copertura completamente rinnovata, costituita da un ardito paraboloide che con la sua forma dinamica realizzata in acciaio e cristallo copre il nuovo scalone di accesso, elemento architettonico espressivo di forma triangolare progettato seguendo la filosofia trainante dell’ architettura del movimento. Dopo questa struttura si doveva creare e ampliare l’area dedicata allo shopping e alle sale conferenze prospicienti la terrazza Monte Mario. Seguendo il concept generale che ha guidato la ristrutturazione architettonica e funzionale dell’ hotel, la nuova area commerciale si inserisce nell’ hotel inteso come luogo evento tanto che è stata progettata pensandola collegata con un ingresso autonomo, posto sul fronte principale, proiettata con le sue trasparenze verso i giardini del parco e lo straordinario panorama della città. L’obiettivo principale, oltre a quello di riqualificare l’area consiste nell’aumentare la comunicazione di nuovi spazi commerciali con il territorio circostante con una continua e completa osmosi con la città. Rispettando i canoni della nuova filosofia alberghiera mi sono concentrato sulla rivisitazione globale dell’ hotel con l’obbiettivo di coordinare, modificare ed innovare gli standard ottimizzando in una rilettura totale tutte le sovrapposizioni, anche stilistiche che inevitabilmente si generano quando gli hotel superano i quarant’anni di età.



Lei ha condotto numerosi progetti in tutta Italia, ma ha anche avuto modo di farsi conoscere anche all'estero, dagli States al Giappone, passando per la Libia ecc.. Come viene percepito il design italiano al di fuori dei nostri confini?

Come elemento caratterizzante del nostro design è il “bello” , ma soprattutto con la consapevolezza che l’immagine della qualità che rappresenta è l’elemento fondante di uno” Status symbol”, di un popolo che ha cercato di stabilire un rapporto fecondo tra la sua storia ed il bisogno di produrre futuro.

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