martedì 19 aprile 2011
Leggerezza di forme belle: Marco Pisati. Progettista per natura, metafisico per vocazione.
Un'intervista con Marco Pisati, designer poliedrico e geniale, sai da dove comincia ma non dove può arrivare. In effetti, ci si può veramente aspettare di tutto da uno che ha cominciato la propria carriera da designer aerospaziale, e poi approda all’arredamento d’interno. Anche stavolta Pisati non si smentisce, e dopo aver sperimentato le possibilità del vetro e dell’ottone cromato, adesso presta la propria opera per altre innovative creazioni, ancora una volta ispirate al mondo della natura. E se sui caloriferi fioriscono dettagli marcatamente moderni e orchidee dai colori meravigliosi, sulle piastrelle si riproducono delicati disegni assemblabili secondo il gusto del pubblico. Sia che si tratti di ceramiche o di complementi per bagni una cosa è certa: con Pisati non si può mai dare per scontato nulla, perché tutto può essere fonte d’ispirazione, e niente è così privo di attrattive da non rappresentare una sfida da affrontare.
Iniziamo la nostra intervista parlando di ispirazioni: quando si trova davanti ad un foglio bianco, da cosa inizia il suo processo creativo? Si lascia trasportare da un impulso o i suoi progetti sono frutto di studi lunghi e precisi?
I miei progetti nascono sempre da un mix di ricerca ed ispirazione. La ricerca diventa in assoluto l'elemento fondamentale del processo creativo. La ricerca spazia in tantissimi campi: dall'Arte moderna all'Alta Moda di cui apprezzo taglio, forme, decoro e colore, dalla Fotografia contemporanea e l'Illustrazione, all'Architettura ed al Design. Sono in continua ricerca di stimoli che mi spingano a modificare i miei punti di vista e progredire continuamente nella creazione di opere di design. Spesso mi diverto utilizzando queste informazioni ed immagini riassemblandole in modo nuovo, donando loro significati diversi; altre volte capto le nuove tendenze e le infondo nei miei prodotti.
La sua educazione da designer aerospaziale imprime una certa spinta avanguardistica, per non dire metafisica, a tutte le sue collezioni. Potendo spingerci ancora più avanti con l'immaginazione, secondo lei dove riuscirà ad arrivare il design di elementi di arredobagno?
In effetti ho avuto una formazione decisamente unica. Avere a che fare con la gravità zero è un esperienza incredibile: progettare un oggetto di Design per un ambiente in assenza di gravità vuol dire ripartire da zero nel processo creativo e funzionale. Come fai a bere, se l'acqua vola nel bicchiere? Come puoi sederti se il tuo corpo galleggia nel vuoto? Da questo punto di vista i miei progetti hanno sicuramente un aspetto metafisico che avvolge un cuore tecnologico funzionale. Credo che questo concetto possa esprimere quello che penso del design del futuro: tecnologia miniaturizzata avvolta da un aurea di poesia.
Le sue ultime collezioni parlano un raffinato “linguaggio floreale”. Camelia, Ribes e così via...La natura è ancora fonte di stimolo per i designer contemporanei?
Ritengo proprio di si. Personalmente sono estasiato dalla natura che ci circonda; la sua complessità di forme e colori diventa una fonte di ispirazione inesauribile. Di recente ho disegnato il progetto “Eden” per Bandini Rubinetterie dove rubinetti floreali dialogano armoniosamente con lavabi in forma di onde solidificate. All'ultimo Salone del Mobile di Milano ho presentato con K8 Radiatori il progetto “Nature” dove una serie di termosifoni minimali sono caratterizzati da accessori porta salviette in forma di fiori. O ancora il termosifone “Bamboo”: un vero e proprio gioiello di tecnologia in forma naturale.
Arya, Seta, Clock etc..Abbiamo già capito che non ama i nomi scontati. Ma l'idea di chiamare così le sue linee viene prima, dopo o in contemporanea al loro processo creativo?
Sempre alla fine. Il nome della collezione lo considero quasi un sigillo da apporre ad un messaggio creativo costruito nel tempo. Ogni opera nasce da un intuizione ed è un racconto che progredisce e prende forma attraverso il processo di ingegnerizzazione; prosegue con il packaging, che “veste” il prodotto e termina con il nome che lo contraddistingue. Ho avuto modo più volte di lavorare come Art Director. E' un lavoro affascinante che mi permette di gestire l'immagine globale di un'azienda e di seguire in ogni fase il percorso ideativo e comunicativo del prodotto. Credo che ogni dettaglio che caratterizza il prodotto sia fondamentale e necessario per comunicare correttamente un processo creativo.
Cosa ci riserverà il designer Marco Pisati nel prossimo futuro? Ci svela qualcosa o punta tutto sull'effetto sorpresa?
Normalmente preferisco non svelare il futuro, è sempre meglio sorprendere dopo. Posso dire comunque che attualmente sto lavorando ad un progetto molto interessante nel settore ceramico, in un campo fortemente decorativo. Un' esperienza per me nuova, affascinante e stimolante a livello creativo.
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