mercoledì 13 aprile 2011
Magazzino di porte. Viaggio a puntate nella storia dei serramenti
3 - SEICENTO E SETTECENTO
Anche per le arti decorative si potrebbe procedere dalla lezione d’arte e di stile che nel secondo Cinquecento il Granducato ha trasmesso a molte altre nazioni d’Europa. Nella varietà d’indirizzi prodotti da tale allargamento di campo è naturalmente assai difficile generalizzare delle tendenze, riconoscere caratteristiche che si affermano nella struttura e nella decorazione delle porte. Solitamente per il mobile e l’architettura degli interni, si suddivide la materia per nazioni e per aree geografiche; anche nella stessa penisola, crescendo il numero delle testimonianze antiquarie e degli influssi riconosciuti o riconoscibili nelle tecniche e nelle tipologie, dalla Sicilia al Piemonte, dall’area marchigiana a quella umbra, dal cassettone ligure o allo stipo toscano, c’è un evidente e progressivo ampliamento della materia e delle competenze che la percorrono. Anche se poi comunemente si ammette – e questi settori non fanno certo eccezione - che il Seicento è un secolo ancora largamente da studiare, da approfondire nelle sue tendenze opposte e contraddittorie.
(...) L’ordinamento cronologico, così alla grossa come lo proponiamo, di per sé testimonia il passaggio, appunto, da un Seicento ancora manierista, al Barocco, alla Rocaille e al comparire di quelle cineserie, di quei goticismi che anche nelle porte articolano la seconda metà del Settecento.
Nelle alternanze della storia, tra l’ultimo Cinquecento e il primo Seicento, le porte dell’Italia centrale, in dissolvenza rispetto ai fasti, alle metamorfosi e ai mostri del manierismo, sembrano mostrare anche altre opposte caratteristiche: di contro alla ricchezza delle pareti affrescate, a portali in marmi bianchi o colorati che sono veri e propri exploit scultorei, si manifesta anche una tendenza a castigare l’ornato nelle porte con specchi lisci, talvolta con verniciature a corpo, con porte e portoni che emanano un “tanfetto di sacrestia” come ha scritto Borsi a proposito del Seicento pistoiese, che si conformano ad un clima bigotto, che tra guerre ed epidemie vede la dinastia dei Medici in disarmo. Come nel caso della chiesa e nell’annesso convento di San Gaetano a Firenze dal quale abbiamo tratto esempi che quasi annullano la differenza tra i portoni che si affacciano sulla strada e le porte che stanno all’interno, nell’uno e nell’altro caso, sobri nella struttura e nella lavorazione delle cornici.
Si potrebbe ancora osservare che nel disegno di architettura dell’epoca barocca, da maestri come Pietro da Cortona, Bernini, Borromini, ai Galli Bibiena, a fronte di un insistito impegno per la foggia dei portali dai quali si generano talvolta tutte intere le facciate, raramente si manifesta un interesse per la definizione delle porte lignee che sembrano ribaltare i criteri del ‘400 e del ‘500, proponendosi talvolta come pause, come ‘vuoti’ e solo raramente con cornici e specchi sagomati.
D’altronde anche in Toscana ci sono esemplari del Barocco più sontuoso. Alcune ville lucchesi (come Villa Mansi) o Palazzo Giugni possono fornire esempi interessanti di porte, probabilmente, anche materiali d’archivio, disegni e schizzi specificatamente riferiti agli arredi o ad autori che dedicano speciale attenzione al ‘design’ delle porte: come nel caso di Ciro Ferri e della porta intagliata in ebano e arricchita di decori in bronzo dorato, incastonata dopo il 1685 nei marmi policromi della cappella di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi nella Santissima Annunziata.
Sul piano delle riproposte, un settore ragionevolmente attivabile a partire soprattutto da questo 600 -700, è quello delle porte dipinte, come si può vedere, adatto a casi di rappresentanza come ad esigenze più quotidiane; capace di offrire nel patrimonio figurativo e cromatico delle varie regioni italiane grande varietà d’ispirazione se non la possibilità di repliche testuali: dalla lacca povera con stampini “tipo Remondini”, al gusto chinoise, dalle policrome scene siciliane ai colori pastello degli esemplari floreali marchigiani, si hanno variazioni tipologiche e soluzioni tecniche di un certo interesse. Specialmente interessanti certi esempi di marmorizzazione che investono solo gli stipiti o tutta intera la porta, come nel salone al primo piano del castello di Balleroy presso Bayeux in Francia o anche, più modestamente, in certi esempi reperiti nel mercato antiquariale. Questi ultimi, evidentemente separati dal loro contesto d’arredo e di parete, necessitano comunque di inserimento, di soluzioni progettuali sulle quali riteniamo debbano darsi delle indicazioni.
Questo Settecento - come poi programmaticamente l’epoca dello Art nouveau – presuppone l’interesse ad un disegno organico e coordinato, dall’insieme, dalla maniglia, all’intera parete se non oltre; presuppone un discorso sui materiali, e sui colori che verranno impiegati che dovrà naturalmente essere oggetti di discussione tra committente, progettista e produttore nel caso di commissioni singole, ovvero sistematizzato in catalogo in una serie di proposte seriali da offrire al mercato, dopo un opportuno progetto.
Mauro Cozzi
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