sabato 19 marzo 2011

Magazzino di porte. Viaggio a puntate nella storia dei serramenti.

Col diffondersi del Movimento Moderno in Architettura, molti elementi legati alle tradizionali prassi costruttive, hanno subito un processo di semplificazione: per via della comparsa di materiali nuovi ma più ancora per una necessità industriale. Tanti particolari graziosamente pittoreschi che ritroviamo nell’edilizia dell’Ottocento o del primo Novecento – bugnati rustici, cornici, intonaci ‘sgraffiti’, torrini merlati, tetti sporgenti su mensole, ferrature di vario genere e negli interni, decori, infissi e arredi in stile di articolata fattura , ancora si legavano all’idea borghese di una cosa fatta per durare nel tempo, arredi e rifiniture che contrastando l’invecchiamento, potessero assorbire qualche colpo, qualche ammaccatura senza richiedere la sostituzione. Le economiche necessità del consumo ci hanno fatto preferire la perfetta finitura, il basso costo dei laminati e, il periodico ricambio dei prodotti. Anche se ci hanno lasciato qualche nostalgia per i villini borghesi d’inizio secolo, per le guarnizioni che infiorettavano le pareti, gli infissi, i pavimenti in graniglia o i radiatori in ghisa. Negli interni, anche le porte hanno indubbiamente risentito di questo cambiamento del gusto. (...)Quando non sono state del tutto eliminate, come in certe celeberrime architetture di Mies o di Le Corbusier, dopo gli eccessi decorativi dello Art Nouveau o le fantasie colorate e raffinate degli “anni ruggenti”, sono state ridotte alla loro più stretta essenzialità: schermi lisci, appena incorniciati dall’imbotte e da listelli coprifilo, di spessore ridotto, spesso privi della soglia.



Victor Horta, casa solvay 1900.



A follonica porta di villa benedetti  1922



Casa Gropius, Camera da letto realizzata su disegni di Gropius e Breuer, 1926 



Errò, interno americano n.1, 1968 


Alla sostanziale affermazione di questo trend minimalistico, si è opposto qualche postmoderno ritorno decorativo o delle neoavanguardistiche fantasie che hanno talvolta mosso il progetto della porta contemporanea. (...) Ci pare che questo atteggiamento possa assolutamente adattarsi ad un discorso sulle porte. Cinquemila anni di architettura e di costruzioni offrono gli esempi più vari: porte possenti che difendevano intere città, porte monumentali rese preziose dalla fede, hanno sancito e sanciscono la solennità dei templi, difendono a tutt’oggi l’autorità, il potere, il denaro o più semplicemente l’intimità modesta della vita quotidiana, contribuendo all’eleganza della casa borghese, alla residenza in villa o nel palazzo di città. Comunque un nome, in quasi tutte le lingue, che quasi non ammette sinonimi. A fronte di una semplice e logica chiusura ad una o due ante, quasi imbarazza la serie delle invenzioni, delle guarnizioni, la varietà delle forme e dei materiali che ritroviamo nelle porte. Dai virtuosismi della sgorbia, agli exploit materiali e formali della Francia del Seicento, da tutti i revivals dell’Eclettismo agli arts déco, le porte testimoniano naturalmente le epoche e gli stili, anche quando sembrano sottrarsi ad una specifica caratterizzazione del gusto.
Non ci sono storie autorevoli della porta come genere, coincidendo questa con l’evoluzione della casa e dell’architettura da un lato, con la storia delle arti decorative e del mobilio dall’altro. (...)Ci sono alcuni repertori di modelli di porte, di portoni, di cancelli che in certi periodi sono serviti da guida all’architetto, al falegname, al fabbro. Talvolta, dall’Encyclopédie al Magazzino di Mobilia fiorentino di fine Settecento su su, fino al ‘neorealista’ Manuale dell’Architetto del 1946 ed oltre, si dedica qualche specifico capitolo agli infissi e alle porte in quanto elementi singoli dell’allestimento degli interni, sia sotto il profilo costruttivo, come nel primo e nell’ultimo dei casi sopra menzionati, sia, più frequentemente, sul piano dello stile e della decorazione.


Porte e vetrata in stile moderno, Porte, portoni, finestre e facciate di negozi-ricca raccolta di disegni e progetti (con pref. di C. Torricelli), 70 tavv., Firenze, Casa ed Ars nova, 1927, tav. 40]

Casi di una certa rilevanza qualitativa ma assolutamente insufficienti a costruire un repertorio, una settoriale “storia della porta” distesa sulle varie epoche, sulla eterogenea varietà di materiali, di tipi, di soluzioni e di stili accumulata in più millenni.
L' operazione di stesura di una storia delle porte, implica ricerche estese alle fonti bibliografiche tipiche della storia dell’architettura.
Questa breve relazione non ha l’ambizione d’essere l’abbozzo di una storia della porta. Casomai prova ad essere una riflessione; dietro una logica quasi ottocentesca di abaco, di raccolta di modelli, tenta di modernamente provocare e supportare ragionamenti progettuali sulla “porta in stile”, vuol essere “materiale” intermedio, criticamente stimolante. Rispetto a questo possibile atteggiamento di progetto, il repertorio di porte prodotto in questa occasione, con un programmato supplemento d’indagine sull’età neoclassica e sull’epoca degli Arts déco, ha una prevalente funzione strumentale, di provocatorio innesco di scelte tipologiche e decorative, forse anche comprensive di qualche riflessione sulla psicologia e sulla comunicazione che certi tipi, certi materiali e certi stili di porte, possono avere sul pubblico per naturalmente includere tali ragionamenti tra i dati della riproposta o del progetto ex novo.

Mauro Cozzi

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